Cosa diventerà la Valle di Suessola se si continua così? Quali sono gli interessi dietro questi incendi? Perchè, nonostante ci siano leggi che proibiscono il pascolo nelle zone incendiate, mandrie di bovini continuano a pascolare come se nitente fosse? E' da più di una settimana che gli incendi si ripetono quasi quotidianamente... (M.C.) |
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lunedì 15 agosto 2011
Incendi nella Valle di Suessola
martedì 9 agosto 2011
La nebbia del Taburno
Giornata di nebbia quella passata oggi sul Taburno. Come la precedente escursione, abbiamo pianificato quella odierna per percorrere sentieri già battuti nelle altre occasioni ma con più calma, impiegando le ore tra le 8.30 e le 17.00. Cominciamo dal Piano Melaino per arrivare alla Croce del Taburno. 2900 metri di strada e 300 di escursione in altezza, come riporta l'indicazione. Notiamo, purtroppo, che c'è stato un passaggio frequente e poco rispettoso negli ultimi tempi: indicazioni divelte, staccionate spaccate, la solita immondizia e anche striscioni di plastica lasciati appesi ai rami degli alberi per tracciare il percorso di una gara... come se fosse passato qualcuno con l'intenzione di vandalizzare quanto più possibile ci fosse intorno. C'è stato addirittura qualche tentativo di staccare il punto di riferimento (caposaldo) IGM a colpi di pietre. La nebbia già fitta nella prima tappa alla Croce non ci ha permesso di ammirare il panorama della Valle Caudina, come era già successo in precedenti escursioni qui. Scesi nuovamente al Piano Melaino facciamo la prima sosta, verso le 11.45. Unica 'compagnia' un gruppo di mucche ruminanti... Il clima si è irrigidito in modo notevole per l'infittirsi della nebbia, tanto che siamo ricorsi ai keeway per non rischiare un malanno. E, lasciato il Piano Melaino, proseguiamo per il bosco per arrivare alla Caserma Reale e alle Valli soprastanti. Qui la nebbia, ancora più fitta, non permetteva di vederci a più di 7, 8 metri. Ma la bellezza della montagna è anche quella dell'imprevedibilità, sempre che si riesca a gestirla... Temevamo, anche questa volta, di incontrare un acquazzone, che, comunque, non c'è stato. Altro cammino nella nebbia e nel vento per arrivare alle valli e solo nell'ultima parte comincia a vedersi il sole. |
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domenica 31 luglio 2011
Camposauro 2011: l'Escursione
3 anni dopo la prima escursione al Camposauro riportata in questo diario virtuale, ci ritorniamo con il progetto di esplorare più a fondo la zona anche dilungandoci oltre l'usuale mattinata. Iniziamo alle 8.40 dalla zona sovrastante il Santuario della Madonna del Roseto (Solopaca) percorrendo il sentiero che, attraverso il bosco, porta alle vasche. Normalmente questa parte del percorso si presenta abbastanza facile perché affronta la montagna in modo completamente orizzontale, ma qualche deviazione è stata necessaria solo per evitare le pozzanghere negli avvallamenti della strada (luglio piovoso quello di quest'anno) e un gruppo di cavalli in libertà, animali che abbiamo visto in considerevole numero. Alla fine di questo sentiero incontriamo il campo degli scout che, probabilmente, parteciperanno assieme ad altri gruppi al raduno a Ventreglia (AV). |
domenica 13 febbraio 2011
Tre tappe tra Talanico ed Arienzo (ed un finale sconcertante). I: la ‘casa rosa’
Divido l’escursione di questa volta in tre post differenti. Abbiamo dedicato qualche ora della mattina di questa domenica alla visita del monte di Piedarienzo con l’intenzione di fermarci una volta alla ‘casa rosa’, a metà salita, ed un’altra al Castello di Arienzo, sulla cima della stessa montagna. Ma riassumere tutto quanto visto in questa occasione in una serie di decine e decine di immagini senza distinguere un posto dall’altro non avrebbe raccontato il ritmo del cammino di stamattina. Ci siamo ritrovati, infatti, a dover scegliere più di una volta come terminare questo percorso raggiungendo i punti di interesse che si manifestano quando si cammina in queste zone. Questa è la prima tappa. Partendo da Via S. Vincenzo a Talanico, attraversiamo la pineta in orizzontale verso sud fino ad arrivare alla ‘casa rosa’, una costruzione in rovina visibile quasi da tutta la valle di Suessola. La successiva è il Castello di Arienzo. |
Tre tappe tra Talanico ed Arienzo (ed un finale sconcertante). II: il Castello di Arienzo
Il Castello di Arienzo. Lo raggiungiamo salendo per la pineta. Subito dopo una zona rocciosa appaiono le prime rovine del castello che domina la valle di Suessola. | |
Tre tappe tra Talanico ed Arienzo (ed un finale sconcertante). III: l’Acquedotto del Serino in Arienzo
Straordinaria struttura in pietra. La conduttura dell’acquedotto del Serino entra nella montagna sostenuta da un ponte in blocchi di pietra perfettamente montati l’uno vicino all’altro; e per quasi un chilometro passa da Arienzo a Talanico in un traforo sotto le montagne. Pensando che è stato costruito nel 1883 (altre notizie qui) si rimane per un po’ a pensare come siano riusciti ad attraversare le rocce senza gli attrezzi sofisticati di oggi; e che si conservi ancora così incredibilmente bene. Quello che è certo è l’evidente capacità dell’ingegno umano a risolvere problemi insormontabili come una montagna. Quello che è assurdo è che lo stesso ingegno umano si applichi, anche in queste zone, a contrastare il passato laborioso destinando questo posto a discarica di materiale pericoloso e altamente inquinante, assieme ad immondizia ‘normale’. | |
Nella stessa zona di quel perfetto ponte in pietra che sostiene la conduttura dell’acquedotto del Serino si coltivano le olive. Come è possibile, allora, che adesso questo posto sia in questo stato? |
domenica 16 gennaio 2011
Talanico, acquedotto del Serino e castello di Cancello
Il percorso è quello già fatto precedentemente ma con una piccola variante: iniziamo come allora da Talanico ma all'andata percorriamo tutto il tratto al di sopra dell'acquedotto fino al Castello di Cancello. Dopo la visita alle rovine - che potrebbero avere un destino molto più onorevole che quello di attendere di essere completamente sfigurate dal tempo - passiamo sul versante sud della montagna che guarda sulla valle di Nola per il ritorno. Il viottolo si congiunge nuovamente con quello sopra l'acquedotto dalla cappella di Sant'Angelo a Palombara - ed anche qui viene spontanea una considerazione a questo punto ovvia: perché è tutto abbandonato a se stesso ed ai vandali? Perché tutto questo, che non è poco, non può essere parte di un progetto di recupero ambientale e culturale che non significhi automaticamente spreco e cattiva gestione? Intanto, qui, all'incuria si aggiunge l'azione di chi cerca di nascondere azioni aberranti: macchine (rubate?) date alle fiamme, viottoli adibiti a discarica di rifiuti di ogni tipo ed, in prevalenza, di quelli più pericolosi (eternit, batterie esauste...). Passa un sacco di gente da queste parti per fare sport e lavorare: c'è, come noi, qualcuno che pensa che sia ora di fare qualcosa? M.C. | |
A sinistra: Un viottolo adibito a discarica! |